martedì 23 dicembre 2008

Un Natale anni 80 con gli spot BISTEFANI

Un assistente-pasticcere un po’ sbadato, un capo-produttore di pandori e panettoni dal dente avvelenato, un ufficio con il logo della ditta a grossi caratteri e innumerevoli dolciumi su cui disquisire: questi gli ingredienti essenziali degli spot Bistefani, commercial che negli anni 80 e primi 90 si sono guadagnati una posizione di primato indiscusso fra gli intermezzi pubblicitari del periodo delle festività natalizie.

Protagonisti della lunga serie di “battibeccanti” reclame sono i due simpaticissimi attori Renzo Rinaldi, l’ipotetico “Signor Bistefani”, perennemente votato al risparmio e smanioso di far quadrare i conti della propria azienda, e Stefano Gragnani, meglio noto nei panni del fornaio Carlo, presentatore di volta in volta delle varie novità dolciarie dello stabilimento nonché consulente buffo e fidato dello scorbutico direttore.


I personaggi dell'avido imprenditore impettito nel suo completo con striminziti occhialetti da ragioniere accanto allo smilzo e sottomesso pasticcere sempre pronto a deriderlo alle spalle rappresentano due macchiette divertenti e formidabili che hanno incarnato il leif motiv delle pubblicità Bistefani per circa vent'anni, decretandone il grande successo televisivo anche grazie al tradizionale jingle (“Babbo Natale, il più buono che c’è”) e alla storica frase di chiusura:

“MA CHI SONO IO, BABBO NATALE?”, con la barba e il cappello di Santa Claus che, sbucando dal nulla, compaiono ad adornare il signor Bistefani suo malgrado.



Curiosità:


- Dopo una collaborazione col regista Monicelli per la realizzazione del film “Il marchese del grillo” (in cui interpretava la parte di Bacco) e una comparsa nel film “Mia moglie è una strega” al fianco di Renato Pozzetto ed Eleonora Giorgi, nel 1982, un anno prima del lancio degli spot Bistefani che lo vedranno protagonista, Renzo Rinaldi (foto accanto) è impegnato nelle riprese di “Sogni mostruosamente proibiti” con Paolo Villaggio e Alessandro Haber per la regia di Neri parenti. Fra l’89 e il ’92 arrivano poi – udite udite – due pellicole firmate Tinto Brass: “Paprika”, accanto a Deborah Caprioglio e Stéphane Ferrara, e “Così fan tutte” con un’ancora scosciatissima Claudia Koll. Nato a Viareggio nel 1941, Renzo Rinaldi ci ha lasciati all'età di 63 anni spegnendosi a Roma il 20 Febbraio del 2004.


- Stefano Gragnani (foto accanto) è tutt’ora operativo nel mondo dello spettacolo, principalmente come interprete di piccoli ruoli cinematografici e televisivi. Tra le pellicole di maggior rilievo cui ha preso parte ricordiamo “Sballato, gasato, completamente fuso”, film del 1982 con Diego Abatantuono ed Edwige Fenech, e nel 2007 “Il commissario Manara” di D. Marengo e “I Borgia” di F. Sagan.

- La ditta Bistefani nasce come evoluzione dell’originario biscottificio creato da Luigi Bistefani nel 1934 divenendo, vent’anni più tardi un’industria di dolciumi fra le più celebri d'Italia, nel cui stabile duecento dipendenti sono impegnati a confezionare 200 mila quintali di articoli di pasticceria e per la prima colazione: dai Krumiri ai Baci di dama fino ai panettoni e alle colombe pasquali.


- A cinque anni dall' acquisizione della Nuova Forneria la società Bistefani, ex Sme nata dall' unione di Motta e Alemagna che aveva in corpo i marchi Buondì (la prima merendina in Italia nata negli anni 50), Ciocorì, Girella e Yoyo, l' azienda di Casale Monferrato guidata dalla famiglia Viale, apre una nuova stagione all' insegna della crescita: oggi il fatturato dell' impresa piemontese è di 84 milioni di euro ma concrete prospettive di crescita fanno ben sperare nel raggiungimento dei 200 milioni di euro nel giro di cinque o sei anni. Sulla rampa di lancio c' è proprio una nuova serie di prodotti sotto il megabrand Buondì, che la Bistefani ha recentemente rilevato. Si tratta di un progetto strategico che prevede l' estensione dell' inossidabile marchio, che una ricerca ha messo insieme ad alcuni loghi intramontabili come la Nutella e la Coca Cola. Il marchio Buondì verrà così articolato in una nuova famiglia di referenze: panini del Buondì, farciti con frutta o con gocce di cioccolato, le minifette, e poi ancora i biscotti.


- E’ attualmente in cantiere anche la produzione di una nuova campagna pubblicitaria, recuperando l' ipotesi di un possibile ritorno della celebre reclame realizzata negli anni Ottanta dallo studio Armando Testa e tanto apprezzata dal grande pubblico.

E mentre suggerisco a tutti di non perdersi, sul sito della Bistefani, la pagina con l'elenco degli spot realizzati dalla ditta e visionabili in tempo reale ( link: http://www.bistefani.it/index2.html ) pur se con qualche kilo e anno in più per potermi sedere ad incastro, come facevo allora (Natale '83), fra le casette di cartoncino e i personaggi plastici e consumati del presepe della nonna, auguro a ciascuno di voi, amici anniottantari di questo blog fatto di colori, racconti e nostalgie, di trascorrere delle feste felici accanto a chi felici sa rendervi per davvero.

Ci risentiamo tutti nell’anno nuovo per tanti altri viaggi indietro nel tempo!

Un abbraccio immenso! Buon Natale! Luca

sabato 20 dicembre 2008

MB: un BRIVIDO sull' ISOLA DI FUOCO

"Entra nella casa degli spettri, ma attenzione al teschio che cade, mentre segui le orme fantasma devi scansare il cavaliere nella sua armatura e devi fare attenzione al pavimento non ben sicuro. Passa in silenzio vicino allo scheletro nella prigione sotterranea. Potrebbe svegliarsi in qualsiasi momento e farti ritornare di corsa al punto di partenza. Poi sali le scale che scricchiolano".

Nel 1987 la MB pubblicizzava in questo modo “Brivido”, vero e proprio cult fra i giochi da tavolo degli anni '80, a metà strada tra horror e azione.
Con il suo indimenticabile tabellone tridimensionale e il mitico teschio fluorescente che ruzzolava a terra dall’alto della torretta nera centrale, questo board game ha saputo catturare l’entusiasmo e lo stupore di tutti i ragazzini dell’epoca, essendo forse uno dei primi giochi "tridimensionali" in cui lo sviluppo della partita era condizionato fisicamente dalle particolari fattezze del tabellone.

La partita consisteva semplicemente in una gara di velocità fra i giocatori, chiamati a giungere per primi a chiudere il coperchio della bara in cima alla torre nella quale imprigionare il fantasma.
Per farlo era tuttavia necessario superare le insidie delle quattro ambientazioni ricreate sul tabellone di gioco: si partiva dall'ingresso custodito da un cavaliere munito di accetta per passare poi al salone dal "pavimento poco sicuro", proseguendo per la cupa cantina del passaggio segreto e arrivando fino alla prigione sotterranea, dove si sarebbe tenuta l'ultima sfida con il caro estinto.

La parte più divertente di ogni partita consisteva senza dubbio nel girare il ragno sulla plancia di gioco dopo aver mosso il proprio personaggio: se ad uscire era il simbolo del teschio, infatti, il giocatore di turno doveva lasciare cadere il corrispettivo plastico attraverso la bara aperta che, comunicando con ogni ambientazione del tabellone, avrebbe potuto farlo sbucare casualmente da qualsiasi parte, attivando le trappole delle varie stanze e colpendo così chiunque si trovasse sulle caselle rosse.

Curiosità:

- "Which Witch" era la versione originaria di “Brivido”, edita nel lontano 1970. A differenza del rifacimento anniottantesco, tuttavia, la sua struttura era completamente in cartone e priva della torre con le scale in plastica, ma sopratutto non aveva i preziosi particolari che brillavano al buio, vera finezza del gioco.

- La MB produsse una versione ancor più “ectoplasmica” di questo gioco con la realizzazione di “The real Ghostbusters game”, rivisitazione di “Brivido” in perfetto stile cartoon, ambientata fra la città di New York e la famosa caserma a mattoni rossi dei mitici acchiappa fantasmi!


- Di recente, un altro gioco da tavola che richiama molto da vicino l’idea iniziale di “Brivido” ha fatto la sua comparsa fra gli scaffali dei negozi di giocattoli: trattasi di “Scooby doo”, versione action game dell’omonima serie tv, che riprende in chiave moderna le dinamiche “lunaparkiane” da casa degli specchi del classico MB.


Nel panorama immenso dei giochi da tavolo prodotti negli anni '80 c’è un altro board game che merita certamente una menzione speciale: si tratta dell’Isola di fuoco, autentico trionfo scenografico grazie a una plancia di gioco in rilievo che resta tutt’oggi senza eguali.
Quattro coraggiosi esploratori sulle tracce della pietra magica custodita dal minaccioso idolo Vul-Kan, creatore di continue palle di fuoco capaci di investire l'intera isola con fiamme roventi: questo il concept essenziale intorno al quale sviluppare le partite.

Ma impossessarsi del cristallo rosso non era la sola missione: per completare il gioco bisognava infatti uscire indenni dal faccia a faccia col temuto idolo negro, glissando per giunta i molesti tentativi di appropriazione della pietra da parte degli avventurieri superstiti.

Con regole molto semplici, basate sulla meccanica primordiale del gioco dell'oca (lancio di dado e movimento a seguire), le sfide all’Isola di fuoco erano pertanto suddivise in tre fasi fondamentali: una prima fase in cui tentare di raggiungere la sommità dell’isola per recuperare la gemma preziosa; una seconda in cui imboccare una delle possibili via di fuga, quasi tutte a tiro delle varie palle di fuoco (capaci, coprendo più percorsi contemporaneamente, di far retrocedere e perdere il turno agli sventurati esploratori colpiti); e infine una terza in cui tentare gli sgambetti degli altri concorrenti che tirando il dado e pescando una carta avevano perfino la possibilità di sostituire il gioiello vero con un suo falso d’autore.

Un’oretta di divertimento garantita, dunque, fra scherzi, colpi di scena e botte di fortuna secondo la migliore tradizione dei giochi d’azione in scatola targati anni 80.


E adesso la fatidica domanda: qual'è, fra "Brivido!" e "L'isola di fuoco", il vostro gioco in scatola preferito?

martedì 9 dicembre 2008

HE-MAN e i dominatori dell'universo 80


Tutti i figli degli anni 80, tutti quelli che, come il sottoscritto, sono nati e cresciuti nel decennio della pasta Dash e delle scatole di Lego e hanno vissuto in quel periodo la loro beata infanzia, tutti costoro ricorderanno certamente la storia (e i capelli) del leggendario He-man, l’uomo più forte dell’universo, portato alla notorietà dalla Mattel con una popolarissima linea di giocattoli e action figures cui fece seguito una serie animata prodotta dalla Filmation fra il 1983 e il 1985.

La storia è quella del principe Adam, figlio del Re Randor e della regina Marlena, annoiato perditempo palestrato dalla liscissima e bionda chioma, sempre perso fra adolescenziali passatempi e decisamente poco operativo sul campo, che è in realtà il grandioso He-Man, difensore dei segreti del castello di Grayskull e garante della pace sul pianeta Eternia, terra di magia e tecnologia.

Assieme a lui il fidato amico Cringer, un tigrnone codardo che nel corso della trasformazione di He-man assume le sembianze del potente e aggressivo Battle-Cat, suo destriero e compagno.
Al fianco del resto dei suoi amici, “i dominatori dell’universo”, He-man si spende nella lotta contro il male difendendo il pianeta dalle forze demoniache del malvagio Skeletor.

Per proteggere la sua famiglia, Adam mantiene segreta la sua doppia identità: gli unici ad esserne conoscenza sono Sorceress, la maga del castello di Grayskull che gli ha donato i poteri, Duncan (Man-at-Arms) capo delle guardie di palazzo e Orko, il piccolo prestigiatore pasticcione.

Il più grande potere di He-man è la forza fisica, ma quel che più lo distingue sono l’altruismo e il senso del giusto, rimarcato alla fine di ogni puntata da una morale che si prefigge un insegnamento pratico rivolto soprattutto ai telespettatori più piccoli.



Curiosità:


- L’originaria serie animata consta di due seguiti, entrambi prodotti dalla Mattel: il primo, nel 1990, fu “He-man, le nuove avventure”, 65 episodi di continuazione della storia del 1983 ambientata questa volta in un lontano futuro sul pianeta Primus, governato dal saggio Sebrian, con una trama e uno stile chiaramente ispirati a Guerre Stellari. La seconda, nel 2002, composta in tutto da 39 episodi che riprendono le vicende originarie dall’inizio con uno stile di personaggi ammodernato ma rimasto piuttosto fedele all’originale.

- Di questa serie animata fu prodotto anche il film, con un Dolph Lundgren nei panni di He-man e Frank Langella sotto le mentite spoglie di Skeletor, pellicola bocciata sia dalla critica che dal pubblico, oggi considerabile un B-movie.

- Il primo episodio realizzato fu "The Cosmic Comet", ma il primo ad essere trasmesso negli Usa fu invece "Diamond Ray of Disappearance". L'ultimo episodio realizzato fu "The Cold Zone", scritto da J. Michael Straczynski (famoso scrittore autore fra l'altro della serie tv Babylon 5), che però non fornisce una fine alla storia.

- L'animazione del cartone fu realizzata dalla Filmation nel suo caratteristico stile, con un abbondante uso del rotoscopi: i personaggi riproducono fedelmente le posture ed i movimenti delle persone reali, con un uso frequente di sequenze di repertorio, sicché questo cartone mostra una certa monotonia dell'animazione; inoltre lo studio creava personaggi simmetrici di modo da poterli riutilizzare semplicemente ribaltandoli e adoperava costantemente le cosiddette Stock, ossia, quelle scene che si ripetevano di tanto in tanto, magari cambiando sfondi o direzione.

- A replicare il successo di He-man presso i bambini fu poi proposto, al pubblico delle più piccole, l’alter ego femminile del già famosissimo eroe tutto muscoli e tanto cervello, alias She-ra, sua sorella gemella, approdata sul mini schermo nel 1985 con una prima serie di 65 episodi e una seconda di 28.

- Il nome di battaglia del principe Adam deriva da una vecchia espressione secondo la quale un "He-man" indica un uomo che si ritiene un vero maschio, un macho virile.

- Mentre la figura di He-man si rifà, almeno in parte, a quella di Conan il barbaro, il personaggio di Skeletor, con il viso a forma di teschio, ricorda da vicino Thulsa Doom, un avversario di Kull di Valusia nei racconti dello scrittore Robert E. Howard.